Abbiamo visto che il nuovo algoritmo di Facebook sta provocando un calo di visualizzazioni che non è dovuto a un minore interesse dei followers

Perché è Facebook a scegliere cosa mostrare al nostro pubblico?

Certo la piattaforma è interessante, ma questo contrasta con il nostro desiderio di utilizzarla per pubblicare i “nostri” messaggi!

Da gestori di pagina Facebook cosa possiamo fare, quindi, per restare in contatto con i nostri sostenitori e continuare a dare loro le informazioni per le quali hanno scelto di seguirci?

Possiamo innanzitutto avvisare i nostri fan che non potranno più fruire come prima dei post, ma, per “volere” del social, vedranno solo quelli sponsorizzati (che equivale a dire nessun messaggio, nel caso in cui decidiamo di non fare campagne sponsorizzate); in seguito possiamo creare una Newsletter ed invitare i followers ad iscriversi (la newsletter non può fallire o diventare obsoleta o metterti delle restrizioni), cosicché le informazioni continueranno ad arrivargli, anche se per una via differente (almeno fintanto che non si disiscriveranno dalla newsletter per loro volontà).

Ricordando che i post maggiormente proposti sono, oltre a quelli sponsorizzati, quelli che generano maggiori interazioni, ecco inoltre alcuni altri e più efficaci accorgimenti che possiamo adottare per valorizzare i nostri post organici:

  • creare contenuti che stimolino il pubblico, qualcosa che sia interessante e di qualità, che possa dare un input alla conversazione, qualcosa di colloquiale che possa essere facilmente diffuso nuovamente.
  • evitare post di autoproclamazione della propria attività.
  • utilizzare video, e in modo particolare video live per presentare un evento, una conference, un’attività dell’azienda. Ricordiamo che i video nativi hanno un punteggio più alto rispetto quelli di siti esterni.
  • limitare al minimo i collegamenti a siti esterni (Facebook non ama che i suoi utenti vengano allontanati dalla sua piattaforma).
  • evitare il clickbait (sollecitare esplicitamente i followers a mettere “like” al tuo post).
  • invitare i followers a cliccare su “vedi prima” nella tua pagina in modo da avere i tuoi post sempre in primo piano nella loro bacheca (sia che abbiano interazioni o meno).
  • rispondere ai commenti dei followers con sincerità e gentilezza, essere umani e autentici, evitando di dare risposte sgarbate o automatiche. Uno studio di Sprout Social ha confermato che gli utenti sono più contenti quando il brand mostra personalità e autenticità.

Infine occorre ricordare che non tutto è pubblicabile, quindi è inutile fare numero inserendo post poco significativi, se la pubblicazione non genera engagement, il punteggio di credibilità della pagina diminuirà comunque.

Consiglio ancora più importante se si ha un’attività, è sempre quello di affiancare alla pagina aziendale fb un sito web. Questo serve ad evitare i vincoli del social network e a generare maggiore traffico sul proprio sito.

Puoi trovare un approfondimento sull’argomento in questo articolo.

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Tutti conosciamo le care e vecchie catene di Sant’Antonio…quando sui nostri nokia 3210 arrivavano tramite SMS infiniti e l’unico impegno era leggerle e decidere se valeva la pena di condividerle con gli amici oppure no; spesso si trattava di auguri per il nuovo anno o di belle storie strappalacrime finite bene inviateci per farci capire “il senso della vita”; qui l’effetto negativo poteva essere quello di scocciare e annoiare il ricevente.

Oggi, nell’era digitale, queste catene sono state soppiantate dalle cosiddette condivisioni virali di immagini, video, testi, e, con l’introduzione degli smartphone, la disponibilità capillare della rete web e la facilitazione dell’invio di messaggi anche tramite le nuove piattaforme di messaggistica (come WhatsApp), la situazione si è un po’ complicata: alla lettura magari svogliata, sovrappensiero, o anche interessata di una volta si deve aggiungere una particolare attenzione al dettaglio; infatti, anche se in apparenza innocue, piacevoli o addirittura invitanti, queste condivisioni potrebbero crearci dei problemi più gravi: come compromettere il funzionamento del nostro dispositivo o l’integrità di alcuni nostri dati personali.

 

Il rischio di condividere

Oggi ci si chiede se tra la miriade di immagini che riceviamo e inviamo tramite il nostro smartphone ci possano essere dei virus, con il pericolo che approfittando della viralità del fenomeno si possano diffondere in modo capillare in pochissimo tempo.

Poco tempo fa ci fu grande clamore su una notizia secondo cui le immagini condivise in modo virale tramite le più note piattaforme di messaggistica potessero contenere virus con il potere di intaccare lo smartphone se aperte, con tanto di citazioni a servizi su giornali tv ed enti autorevoli; ciò si rivelò essere una totale bufala, infatti sembra che i virus non possano tecnicamente nascondersi all’interno di una immagine, se non in determinate situazioni e con complicate tecniche ad oggi ancora materia di studio (ma non ci dilungheremo su questo), di sicuro nelle immagini inviate tramite messaggistica o i social non risiedono virus letali. Tuttavia ciò non significa che le condivisioni virali siano completamente scevre da ogni pericolo, anzi possono davvero compromettere il funzionamento dello smartphone e l’integrità dei dati in esso contenuti, ma solamente nel caso in cui contengano un link cliccabile. Questo link può infatti condurre l’utente su un sito esterno malevolo o direttamente procedere allo scaricamento di un file maligno; il testo e le immagini contenute nel messaggio servono unicamente ad invogliare l’utente a cliccare tale link. In ogni caso viene installato un file che carica un virus sul dispositivo il quale può intaccarne il funzionamento, rendendolo totalmente o parzialmente inutilizzabile, intercettare le informazioni personali custodite sul telefono e addirittura potrebbe essere comprensivo di keylogger, ovvero un software malevolo in grado di “leggere” i tasti digitati da tastiera, così da intercettare anche password nascoste o numeri di carta di credito. Spesso il virus può leggere la lista dei nostri contatti per poter inviare lo stesso file anche a loro ed avere quindi una percentuale di possibilità di replica molto alta.

L’unico modo per proteggersi da questi “inconvenienti” è il buon senso:

  • accertarsi sempre della buona fede di una condivisione
  • non cliccare mai link sospetti

 

I periodi migliori per questo fenomeno sono proprio quelli delle feste, in cui tutti siamo più invogliati a partecipare e condividere le nostre emozioni. Particolare attenzione quindi alle condivisioni sospette.

 

Anche sui social vale la stessa regola dei link: non cliccate nessun link legato ad un post condiviso se avete dei sospetti!

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Il nuovo algoritmo di Facebook…

Chi più chi meno volentieri, quasi tutti oggi abbiamo un profilo Facebook e siamo parte del più famoso e diffuso social network al mondo. Il fenomeno è diventato una corsa ai “like” che condiziona quasi tutto ciò che viene pubblicato.
Anche se abbiamo un’azienda, probabilmente questa si trova sul social, gestita attraverso una pagina aziendale, perfetta vetrina per la nostra attività.
Ma come fa Facebook a gestire e proporre ai suoi utenti la miriade di post che vengono ogni giorno pubblicati? Cerchiamo di capirne qualcosa di più.
 
Facebook gestisce tutto il traffico di post, le reazioni agli stessi, attraverso un complicato algoritmo che ha negli anni aggiornato ed integrato rendendolo sempre più complesso e preciso. Le versioni più importanti di questo algoritmo:

  • 2004 – Knobs: sceglieva i contenuti bilanciando tra quelli pubblicati e quelli visualizzati secondo gli interessi dell’utente;
  • 2009 – EdgeRank:sceglieva i contenuti in modo più preciso, basandosi sul tempo di decadimento, il valore del contenuto e l’affinità col profilo dell’utente;
  • 2011 – I.A.: un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale, allenato per imparare cose nuove e scegliere in base alle “sua conoscenza” dell’utente;

Ad oggi vengono prodotti di continuo aggiornamenti per IA e integrate nuove modalità di valutazione.
 
Ma anche una piattaforma famosa e ben piazzata come Facebook ha le sue problematiche. Una delle spine nel fianco del social sono sempre state, ad esempio, le fake news, cresciute a dismisura negli ultimi tempi; per questo uno degli obiettivi del nuovo algoritmo è quello di screditare la produzione di tali notizie, oltre al clickbaiting, in favore di pubblicazioni e post veritieri.
Un altro degli obiettivi principali di Facebook è mettere in comunicazione le persone tra loro ed è pertanto una naturale conseguenza che il suo algoritmo privilegi soprattutto i contenuti degli utenti singoli.
 
Fatta questa premessa, l’attuale algoritmo, per determinare quali siano i post più meritevoli, utilizza come principali fattori di ranking quelle che sono le interazioni umane sulla piattaforma, ovvero:

  1. Commenti: è importante che i contenuti generino conversazioni*;
  2. Pubblicazioni condivise: più un post è condiviso meglio è, ancora di più se la condivisione genera altre conversazioni;
  3. Reazioni: ricevere indicazioni sullo stato d’animo dei followers rispetto ad una pubblicazione è molto importante per aumentare il valore della stessa.
*Ricorda che l’uso dell’esca, ovvero spingere gli utenti a commentare con un invito esplicito all’interno del post – ad es “lasciaci un commento”, “Facci sapere cosa ne pensi” – è considerato in modo molto negativo dall’algoritmo.

 
Privilegiati sono i post video, ed i particolare di video live; è infatti stimato che il video di un evento in diretta pubblicato sul social ottenga molte più interazioni rispetto a tutti gli altri post, in quanto invoglia gli utenti a commentare in tempo reale le immagini.

 

Quindi…il calo delle visualizzazioni

Dopo l’arrivo del nuovo algoritmo si sono recentemente presentate però ulteriori problematiche, in modo particolare per gli utenti che gestiscono pagine aziendali. È stato, e sarà a quanto pare sempre più, riscontrato un brusco calo delle visualizzazioni dei post pubblicati dalle pagine aziendali. Fino al 2017 i contenuti delle pagine Facebook venivano mostrati ai followers con una percentuale di circa il 25/30%; nel 2018 i numeri sono calati al 16% e nel 2019 si sono dimezzati ulteriormente. Questo accade probabilmente proprio a causa del fatto che Facebook, con il nuovo algoritmo, sta sempre più privilegiando i post dei singoli utenti in quanto generano più interazioni.
 
Da qualche tempo Facebook ha dato la possibilità a chi pubblica su una pagina aziendale di promuovere a pagamento i propri post in modo da farli comparire sempre in primo piano ai followers. Secondo alcuni l’obiettivo della piattaforma è quello di far spendere sempre più soldi nelle campagne sponsorizzate poiché, a quanto pare, diventeranno l’unico modo certo per mostrare tutti i contenuti al target di riferimento. Come possiamo farne una colpa al social? Ricordiamo che Facebook è un’azienda, e come tale punta al profitto. È comprensibile che un’utente che sponsorizza i propri prodotti sul social (con obiettivo ultimo la vendita) attraverso una pagina aziendale debba pagare per farlo, tuttavia sembra ingiusto che tutti gli altri contenuti puramente informativi e divulgativi pubblicati sulle pagine a titolo gratuito vengano penalizzati e, diciamocelo, di fatto mai più prodotti perché nessuno pagherà per promuovere qualcosa che non porti un introito.
In definitiva il calo di visualizzazioni non sembra essere dovuto quindi ad un calo di interesse da parte dei followers, bensì ad una modifica del metodo con cui facebook sceglie cosa mostrare agli utenti e cosa no.