Le buie settimane del lockdown sono state governate dalla grande potenza di Internet e del mondo digitale.

Marco Bracconi, giornalista del quotidiano Repubblica nel libro “La mutazione”, scrive una lettera aperta al Covid-19Da questo documento emergono diversi aspetti di una trasformazione che ormai ha preso il sopravvento.

Il meccanismo del lockdown aveva creato l’accelerazione del digitale che è entrata prepotentemente nella nostra società, nel lavoro, e nelle relazioni pubbliche. Abbiamo smesso di interrogarci sullo spazio che la rete occupa nelle nostre vite per dare ad Internet un ruolo primario e garantito.

La nostra società è organizzata da corpi umani connessi tra loro.Con questa rivoluzione non ci limitiamo a parlare solo di qualcosa di momentaneo ma di qualcosa che sostituisce legami veri e reali con un ambiente virtuale.

Noi controlliamo il nostro corpo, mentre l’identità digitale viene controllata dalla Rete. La rappresentazione simbolica che ci restituisce la presenza digitale su programmi di videochiamata come Meet, Zoom ecc.. sostiuisce una realtà fisica.

L’ultimo rapporto di McKinsey & Company, la società internazionale di consulenza manageriale evidenzia come oggi, in italia, potrebbe avvenire la sostituzione di circa la metà dei lavoratori attuali dalle nuove tecnologie.

Consultiamo l’email togliendo il lavoro al postino, andiamo al bancomat al posto di rivolgerci ad un operatore, paghiamo alla cassa della Coop cliccando su uno schermo, consultiamo Booking senza recarci in un’agenzia di viaggio, potremmo andare avanti per ore.. Stiamo mettendo al primo posto le macchine e al secondo posto l’uomo.

Diventa necessario quindi, uno scatto di consapevolezza. La società dovrebbe essere un posto dove le persone stanno vicine e condividono le proprie idee. La tecnologia è veloce, ragiona matematicamente, mentre la democrazia è un processo lento che va di pari passo con il senso della ragione e del pensiero critico.

Le connessioni digitali rispondendo al bisogno di contatto in un momento di isolamento, hanno aumentato la distanza reale tra le persone. Il virus non ha fatto altro che sancire questa mutazione della comunicazione. 

E’ appena finito il secolo in cui è nato il cinema e il libro edito da Lupetti ci spiega i mille perché del suo fascino. Empatia, identificazione e distanze entrano in gioco nel complesso meccanismo che va dal visibile, oltre il “visibile”. “Film e Spettatore: dalla percezione alla fascinazione”: è un viaggio nel film di Diana Giordano, regista ed esperta di comunicazione.

La fascinazione del cinema è legata all’immaginario: lo scambio fra il possibile e il reale mette in atto una sorta di comunicazione circolare, portandoci nell’utopia di una possibilità che ha a che fare con la soddisfazione simbolica.

Dalla percezione alla fascinazione il salto è breve quando l’incontro di parole, suoni e immagini diventa surrogato della realtà e ad entrare in scena è il filtro dell’immaginario.

Il rapporto film-fruitore, fatto di identificazione e distanze, continua a sedurre studiosi e cinefili chiamando in causa le conoscenze della semiotica, della psicanalisi e della psicofisiologia di cui Barthes, Metz, Fornari, si fanno portavoce testimoniando una tendenza che vuole allargare i confini di competenza delle varie discipline. Questo libro raccoglie i contributi più eterogenei per guardare oltre il “visibile” e mettere in evidenza motivazioni e connotazioni preziose dell’affascinante avventura della visione, ma è anche un invito alla ricerca. Tre capitoli incastrati come dissolvenze incrociate per esplorare un’avventura intellettuale quasi al limite della coscienza. Dall’universalità della percezione, all’esperienza soggettiva della fruizione, un viaggio nella ricchezza espressiva del prodotto filmico, fatto di codici e potenzialità, oggi più che mai in evoluzione.