Algoritmi e visualizzazioni nella giungla di Facebook

Il nuovo algoritmo di Facebook…

Chi più chi meno volentieri, quasi tutti oggi abbiamo un profilo Facebook e siamo parte del più famoso e diffuso social network al mondo. Il fenomeno è diventato una corsa ai “like” che condiziona quasi tutto ciò che viene pubblicato.
Anche se abbiamo un’azienda, probabilmente questa si trova sul social, gestita attraverso una pagina aziendale, perfetta vetrina per la nostra attività.
Ma come fa Facebook a gestire e proporre ai suoi utenti la miriade di post che vengono ogni giorno pubblicati? Cerchiamo di capirne qualcosa di più.
 
Facebook gestisce tutto il traffico di post, le reazioni agli stessi, attraverso un complicato algoritmo che ha negli anni aggiornato ed integrato rendendolo sempre più complesso e preciso. Le versioni più importanti di questo algoritmo:

  • 2004 – Knobs: sceglieva i contenuti bilanciando tra quelli pubblicati e quelli visualizzati secondo gli interessi dell’utente;
  • 2009 – EdgeRank:sceglieva i contenuti in modo più preciso, basandosi sul tempo di decadimento, il valore del contenuto e l’affinità col profilo dell’utente;
  • 2011 – I.A.: un algoritmo basato sull’intelligenza artificiale, allenato per imparare cose nuove e scegliere in base alle “sua conoscenza” dell’utente;

Ad oggi vengono prodotti di continuo aggiornamenti per IA e integrate nuove modalità di valutazione.
 
Ma anche una piattaforma famosa e ben piazzata come Facebook ha le sue problematiche. Una delle spine nel fianco del social sono sempre state, ad esempio, le fake news, cresciute a dismisura negli ultimi tempi; per questo uno degli obiettivi del nuovo algoritmo è quello di screditare la produzione di tali notizie, oltre al clickbaiting, in favore di pubblicazioni e post veritieri.
Un altro degli obiettivi principali di Facebook è mettere in comunicazione le persone tra loro ed è pertanto una naturale conseguenza che il suo algoritmo privilegi soprattutto i contenuti degli utenti singoli.
 
Fatta questa premessa, l’attuale algoritmo, per determinare quali siano i post più meritevoli, utilizza come principali fattori di ranking quelle che sono le interazioni umane sulla piattaforma, ovvero:

  1. Commenti: è importante che i contenuti generino conversazioni*;
  2. Pubblicazioni condivise: più un post è condiviso meglio è, ancora di più se la condivisione genera altre conversazioni;
  3. Reazioni: ricevere indicazioni sullo stato d’animo dei followers rispetto ad una pubblicazione è molto importante per aumentare il valore della stessa.
*Ricorda che l’uso dell’esca, ovvero spingere gli utenti a commentare con un invito esplicito all’interno del post – ad es “lasciaci un commento”, “Facci sapere cosa ne pensi” – è considerato in modo molto negativo dall’algoritmo.

 
Privilegiati sono i post video, ed i particolare di video live; è infatti stimato che il video di un evento in diretta pubblicato sul social ottenga molte più interazioni rispetto a tutti gli altri post, in quanto invoglia gli utenti a commentare in tempo reale le immagini.

 

Quindi…il calo delle visualizzazioni

Dopo l’arrivo del nuovo algoritmo si sono recentemente presentate però ulteriori problematiche, in modo particolare per gli utenti che gestiscono pagine aziendali. È stato, e sarà a quanto pare sempre più, riscontrato un brusco calo delle visualizzazioni dei post pubblicati dalle pagine aziendali. Fino al 2017 i contenuti delle pagine Facebook venivano mostrati ai followers con una percentuale di circa il 25/30%; nel 2018 i numeri sono calati al 16% e nel 2019 si sono dimezzati ulteriormente. Questo accade probabilmente proprio a causa del fatto che Facebook, con il nuovo algoritmo, sta sempre più privilegiando i post dei singoli utenti in quanto generano più interazioni.
 
Da qualche tempo Facebook ha dato la possibilità a chi pubblica su una pagina aziendale di promuovere a pagamento i propri post in modo da farli comparire sempre in primo piano ai followers. Secondo alcuni l’obiettivo della piattaforma è quello di far spendere sempre più soldi nelle campagne sponsorizzate poiché, a quanto pare, diventeranno l’unico modo certo per mostrare tutti i contenuti al target di riferimento. Come possiamo farne una colpa al social? Ricordiamo che Facebook è un’azienda, e come tale punta al profitto. È comprensibile che un’utente che sponsorizza i propri prodotti sul social (con obiettivo ultimo la vendita) attraverso una pagina aziendale debba pagare per farlo, tuttavia sembra ingiusto che tutti gli altri contenuti puramente informativi e divulgativi pubblicati sulle pagine a titolo gratuito vengano penalizzati e, diciamocelo, di fatto mai più prodotti perché nessuno pagherà per promuovere qualcosa che non porti un introito.
In definitiva il calo di visualizzazioni non sembra essere dovuto quindi ad un calo di interesse da parte dei followers, bensì ad una modifica del metodo con cui facebook sceglie cosa mostrare agli utenti e cosa no.